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I partecipanti alla missione

Una delegazione promossa e organizzata dall’Istituto Storico Lucchese di cui farà parte anche il sindaco Luca Menesini e composta da alcuni studiosi domenica 26 febbraio partirà alla volta del Sudan sulle orme di Carlo Piaggia per portare un riconoscimento della comunità di Capannori e della comunità storico-scientifica locale, all’esploratore capannorese dell’Africa Nera, nato a Badia di Cantignano il 4 gennaio 1827, nelle terre dove compì le sue importanti esplorazioni e dove visse per lunghi anni. Parteciperanno alla missione, a distanza di 41 anni dalla storica spedizione del febbraio 1982, di cui fecero parte anche alcuni esponenti dell’Istituto Storico Lucchese, oltre al sindaco Menesini, Giorgio Tori, vice presidente dell’Istituto Storico Lucchese, Luca Lupi, fotografo, scrittore profondo conoscitore della cultura africana, che nel 2017 ha coordinato una monumentale pubblicazione monografica intitolata "Carlo Piaggia e le sue esplorazioni africane, 1851-1882" (poi edita in forma ridotta per le scuole) e Roberto Giovannini documentarista e videomaker, membro dell’Associazione Documentaristi Italiani. In Sudan la delegazione, assistita dai missionari comboniani sarà affiancata dal missionario laico Gino Barsella della Fondazione AVSI. La missione, che vede la collaborazione dell’Ambasciata Italiana in Sudan e della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e il patrocinio della Società Geografica Italiana, è stata presentata questa mattina (venerdì) nella sede dell’Istituto Storico Lucchese a Palazzo Ducale con una conferenza stampa alla quale hanno preso parte i partecipanti al viaggio in Sudan insieme al vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Raffaele Domenici e ad Antonio Romiti, presidente dell’Istituto Storico Lucchese, collegato on line.

La delegazione, che resterà in Sudan per circa una settimana, facendo ritorno il 6 marzo, posizionerà due targhe in doppia lingua, inglese ed arabo, in ricordo dell’esploratore capannorese che esplorò in solitaria i territori dell’Eritrea e dell’ Etiopia, tracciò mappe dei territori inesplorati attorno alle foci del Nilo Bianco e del Nilo Azzurro, e, sua impresa più importante, entrò in contatto e visse per diverso tempo con la tribù conosciuta come Niam- Niam,gli attuali Azande un popolo di cacciatori e guerrieri formidabili.

Una targa sarà affissa nella biblioteca del Collegio dei Comboniani di Khartoum, il maggior istituto di istruzione della città, luogo molto frequentato, soprattutto dai giovani, e l’altra su un edificio pubblico a Karkoj nel Sudan Meridionale dove Piaggia morì il 17 gennaio 1882 e dove potrebbe ancora trovarsi il suo luogo di sepoltura.

“Carlo Piaggia è senza dubbio uno dei cittadini più illustri di Capannori per le sue importanti scoperte geografiche ed antropologiche, avendo ricoperto un ruolo importante nella storia dell’esplorazione italiana lungo il Nilo – sostiene il sindaco Luca Menesini-. Nell’anno in cui il ricorre il Bicentenario del Comune, dopo aver dedicato a Carlo Piaggia, una statua collocata nel centro di Capannori, grazie anche al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, adesso vogliamo rendere omaggio a questo concittadino straordinario, che si è contraddistinto per l’umanità con cui si avvicinò alle popolazioni africane, e che ben incarna i valori di Capannori, recandoci nella terrà dove compì le sue esplorazioni e dove visse per moltissimi anni. L’obiettivo è lasciare in quella terra un segno tangibile di riconoscimento della comunità di Capannori”.

“Il tentativo di raggiungere il luogo dove Carlo Piaggia concluse la sua straordinaria vicenda umana data dal 1982 quando, visitai, insieme ad Antonio Romiti e Roberto Giovannini per una ventina di giorni i luoghi esplorati dal Piaggia nel Sud Sudan. Da quella straordinaria esperienza fu ricavato un film che fu proiettato a Lucca e in forma ridotta anche da alcune televisioni a livello nazionale - spiega il vicepresidente dell’Istituto Storico Lucchese, Giorgio Tori-. In quel lontano 1982 avevamo deciso di recarci anche a Carcoggi, l’attuale Karkoj, ma la perdita di alcuni voli ce lo impedì. L’attuale spedizione, il cui obiettivo è quello di apporre dei riconoscimenti tangibili sull’attività del Piaggia è al terzo tentativo, poiché nel 2018 fummo fermati dalla rivoluzione in Sudan che depose il presidente Bashir e nel 2021 dal Covid. L’Istituto Storico Lucchese da oltre quaranta anni si occupa della valorizzazione della figura umana del Piaggia e siamo molto soddisfatti di essere tra i principali promotori di questa missione che vede il contributo essenziale della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca”.

“Finalmente è arrivato il momento tanto atteso - afferma Raffaele Domenici - vice presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca-. È motivo di soddisfazione essere qui oggi come testimone di questo momento storico, perché quella che parte per il Sudan non è di certo una gita di piacere, ma un viaggio alle cui spalle stanno anni di attenti e accurati studi sulla figura di Carlo Piaggia, sulle sue vicissitudini africane e sul grande lascito morale che la sua esperienza, fatta di avventura e di profonda umanità, rimane alle generazioni presenti e future.”

“E’ con grande entusiasmo, che mi accingo a partire per questa missione sulle tracce di Carlo Piaggia, che ritengo il più importante esploratore nel panorama degli esploratori europei - afferma Luca Lupi - . Un vero gigante tra gli scopritori della sua epoca, non solo per le importanti scoperte geografiche realizzate, ma soprattutto per l’umiltà e la grande umanità con cui si è rapportato alle popolazioni locali dell’Africa con cui è entrato in contatto, ponendosi al loro pari senza l’arroganza che ha contraddistinto molti esploratori occidentali”.

“E’ con grande piacere che partecipo a questo viaggio che mi dà la possibilità di filmare i luoghi frequentati dal grande esploratore capannorese Carlo Piaggia per poi realizzare un documentario -afferma Roberto Giovannini-. Nel 1982 ho già partecipato alla missione sulle tracce di Piaggia insieme all’Istituto Storico Lucchese, ma non riuscimmo a raggiungere Karkoj e quindi potrò riprendere luoghi non ancora visitati. E’ la 25esima volta che parto per l’Africa, ma l’entusiasmo è sempre lo stesso”.

Durante la missione, mercoledì 1° marzo per approfondire la figura di Carlo Piaggia, presso il Collegio Comboniano di Khartoum si terrà una giornata di studio dedicata in particolare alle ricerche dell’esploratore compiute in Sudan dal 1856 al 1882. Vi parteciperanno Michele Tommasi, ambasciatore italiano in Sudan, il sindaco Luca Menesini, l’africanista Luca Lupi, Gino Barsella rappresentante della Fondazione AVSI (Associazione volontari per il Servizio Internazionale) in Sud Sudan, Giorgio Tori, vice presidente dell’Istituto Storico Lucchese, Roberto Giovannini, documentarista e videomaker. La conferenza sarà moderata da Jorge Narajo Alcaide.

Carlo Piaggia nacque da una famiglia di umili contadini a Badia di Cantignano il 4 gennaio del 1827. A ventidue anni la sua vita fu tremendamente sconvolta a causa di un’epidemia di colera che decimò la sua famiglia, portando alla scomparsa della madre, tre fratelli e due sorelle. Sconvolto dal dolore e dai gravi problemi finanziari, lasciò quello che rimaneva della sua famiglia nel 1851, veleggiando verso l’Africa in cerca di fortuna. Nei suoi primi anni africani Piaggia visse tra Tunisi ed Alessandria d’Egitto, svolgendo le professioni più variegate. Nel 1856 partì da Khartoum (Sudan) risalendo il corso del Nilo bianco al seguito di alcuni mercanti e cacciatori di piume di Marabù. Negli anni che seguirono Carlo Piaggia esplorò in solitaria i territori dell’Eritrea e dell’Etiopia, tracciò mappe dei territori inesplorati attorno alle foci del Nilo Bianco e del Nilo Azzurro e si unì spesso a spedizioni di altri grandi esploratori italiani come Orazio Antinori e Romolo Gessi, iniziando a collaborare anche per la Società Geografica Italiana dal 1871. Tornò pochissime volte in Italia nonostante il forte legame con Lucca, preferendo di gran lunga ripartire il prima possibile verso la sua adorata Africa. La sua più grande impresa però fu l’avventura nel Sudan Meridionale, a cavallo tra il 1863 e il 1865. Addentratosi infatti in un territorio completamente inesplorato, entrò in contatto e visse in simbiosi con la tribù conosciuta come Niam- Niam, le attuali popolazioni Azande, un popolo di cacciatori e guerrieri formidabili, al quale erano attribuite anche abitudini antropofaghe (da lì il nome dispregiativo e onomatopeico di “Gnam Gnam”). Con l’animo dell’antropologo e dello studioso Piaggia, nonostante i suoi scarsi mezzi, tenne un diario (pubblicato per la prima volta solo nel 1941) in cui annotava usi, costumi e tradizioni di queste genti alle quali lui si rivolgeva come suoi pari a dispetto della maggior parte dei suoi colleghi e coetanei.

Nel 1882, seppur molto provato nel fisico a seguito di una precedente spedizione fallimentare per il salvataggio di due esploratori della Società geografica italiana, decise di intraprendere lo stesso un nuovo viaggio ingaggiato come guida dall’esploratore olandese Schuver. Quell’ entusiasmo esplorativo che sempre lo aveva contraddistinto, purtroppo in quella occasione gli fu fatale e dopo dieci giorni dalla sua partenza, giunto nei pressi di Karkoj (Sudan Meridionale) morì per gli stenti il 17 gennaio 1882.

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